[La Scienza e il problema della conoscenza]
[Scienza e occamismo]
[Le interferenze dell'occamismo sulla societa']
[Il metodo sperimentale della Scienza]
[Il fenomeno degli Skeptics]
[I paradossi del "rasoio di occam"]
[Un libro di accusa: LA PAROLA AGLI ESPERTI di Christopher Cerf e Victor Navasky]
[Un libro di accusa: IL GENIO INCOMPRESO di Federico Di Trocchio]
["L'occamismo come un nuovo aristotelismo" di Bertrand Russel]
[Un articolo di accusa: "La scienza intollerante" di Marcello Pera de La Stampa]
[Un articolo di riflessione: "Risorse disponibili e mode scientifiche" di Andrea Drusini del Corriere della Sera]

TUTTI SOTTO IL RASOIO DI OCCAM

i problemi e i paradossi del conflitto storico tra vera scienza e falsa scienza
nell'esperienza umana del mondo moderno

Chi puo' dire cosa puo' essere e che cosa non puo' essere l'oggetto di una ricerca?
L'universo  in cui viviamo e' fonte di una manifestazione  pressocche' illimitata di fenomeni. Alcuni di questi piu' vicini alla nostra dimensione quotidiana di altri, posti su piani impercettibili all'immediatezza dei sensi, ma pur concreti e che bene o male finiscono per coinvolgerci nostro malgrado.
Per questi motivi la scienza si occupa di cercare un rimedio a  ma lattie che colpiscono l'uomo, ma non disdegna di occuparsi di fenomeni  di  portata ben piu' astratta, come lo studio del  calcolo  delle probabilita',  dei  fenomeni  celesti  o  della  costituzione  intima dell'atomo.  I risultati della sua ricerca si riflettono  quindi  sul mondo ordinario dell'uomo portando innovazioni nel campo della tecnologia e assicurando benessere alla societa'. Certamente l'universo non e' prodigo nel rivelare i suoi segreti  e gli   uomini debbono impegnarsi per ricavare conoscenza utile ai  loro bisogni. Sintanto che non si e' giunti ad una certa scoperta scientifica, nulla puo' palesare la possibilita' di giungervi. Solo l'intuito  e l'ostinazione dei ricercatori che hanno seguito  deboli  indizi possono portare al risultato.
Certo.  Dalla  scoperta in poi, la nuova conoscenza acquisita andra'  a   far parte del bagaglio scientifico dell'umanita': diventera' routine.   Ma prima  chi avrebbe potuto affermarlo? Chi avrebbe potuto dire  che  i fenomeni ora conosciuti potevano esistere? Eppure l'universo dissemina di indizi tutta l'estendersi  dell'esistenza,  lasciando ai curiosi che non si  accontentano  dell'ovvieta' posta  dai sensi e dalla propria ignoranza la possibilita' di  andare oltre. Se  cosi' non fosse non ci sarebbero mai state le  grande  scoperte scientifiche in tutti i campi dello scibile umano. Non ci sarebbe mai stato  un Pasteur che avrebbe ipotizzato, senza mai averli  visti,   i batteri  per creare dei vaccini. Non ci sarebbe mai stato un   Schliemann  che,  seguendo la sua intuizione che  interpretava  l'opera   di Omero  come  una  traccia storica, ha scoperto la  mitica  citta'  di Troia.  Non ci sarebbe mai stato un Einstein che, andando  contro  la dimostrazione della fisica newtoniana, ha potuto enunciare la rivoluzionaria fisica della relativita' . Il ricercatore e' un curioso che si apre alla conoscenza  dell'universo   in cui vive per capirlo e per utilizzare il frutto  delle  sue scoperte   allo scopo di ampliare la sua percezione  dell'esistenza  e migliorare  la  condizione  umana. E' inevitabile che  non  si  ponga limiti  di alcun genere, altrimenti incorrerebbe  nell'attuazione  di una ricerca parziale e senza significato.
Purtroppo non e' cosi' per tutti. Addirittura una certa parte della scienza  stessa interpreta la ricerca in senso restrittivo  ponendosi dei precisi limiti di campo di interesse e imponendoli anche agli altri. Un monaco medievale, Guglielmo di Occam, ebbe a dire in un suo noto enunciato   che   "le  entita'  non  vanno  moltiplicate   oltre   il necessario". Un principio che domino' la Chiesa del tempo,  conservatrice  dei  suoi dogmi, contro i quali nessuno doveva opporsi  e  che venne  ripreso piu' tardi dalla corrente illuminista che fondava  la scienza laica dopo la rivoluzione francese.
Un principio che oggi e' noto come il "rasoio di Occam", un  rasoio che   impone un preciso principio e una precisa ipoteca  alla  scienza attuale:  "bisogna  fare ricerca solo su quanto serve e  si  dimostra concretamente serio, tutto il resto deve essere tagliato via". Su  questo principio si e' attestata una forma conservatrice  della scienza  attuale che esce dall'ambito della pura ricerca per  imporre una visione moralistica della ricerca stessa. Questa "scienza nella scienza", l'occamismo scientista, si e' posta obiettivi  che rispondono ai bisogni etici di un qualsiasi status quo che   sta impegnando  le  sue risorse in suoi obiettivi  specifici.  Ha  creato strutture burocratiche e gerarchiche, necessarie per poter dire  cio' che e' scienza e cio' che non lo e'.
Questa dicotomia, che colpisce l'universo in una visione di parte e che determina l'esistenza o meno dei fenomeni a seconda di una convenienza, o di una ristrettezza culturale e aprioristica, non si  ferma nei  laboratori e nei santuari dell'occamismo, ma giunge  a  colpire tutti noi nel nostro quotidiano.
Tutto cio' che leggiamo e cio' di cui ci occupiamo diventa soggetto a questa visione dicotomica dell'esistenza impostata  dall'occamismo. Da  una  parte  abbiamo le cose cosidette "serie", dalla partita  di  pallone  all'ultimo Festival di varia natura, alle spedizioni  della  Nasa  nello  spazio. Dall'altra  abbiamo la negazione di fenomeni che accompagnano e  sono parte  integrante dell'umanita' dall'inizio della sua  comparsa  sulla Terra.
Non  esistono e non sono argomenti seri, fenomeni come la  premonizione,   la  telepatia, la terapeutica  alternativa, l'agopuntura, la fitoterapia. Per non parlare poi degli UFO e di altre cose del genere.....
Ma  che credito possiamo dare ad una scienza che in gran parte di essa e'  diventata  una religione della scienza con tanto di credenze e di dogmi?
Una scienza che, sicura delle sue idee, esprime giudizi che con  il senno del poi potrebbero metterla in ridicolo piu' che accreditarla?
Ed  esempi in proposito non mancano, anzi, ce ne sono  cosi'  tanti che potrebbero farci riflettere proprio sul credito che tali  giudizi possono avere sulle nostre scelte e sulle nostre esigenze di ricercatori curiosi di conoscere se stessi e l'universo in cui viviamo.
All'inizio del secolo ci furono "insigni" scienziati che  dichiararono che le automobili non avrebbero mai potuto superare i limiti dei sessanta chilometri orari altrimenti l'uomo alla guida sarebbe morto! Subito dopo la rivoluzione francese, gli illuminsti dell'epoca fecero chiudere  le sale dei musei dove erano esposte le  meteoriti  perche' avevano affermato, contro la credenza popolare, che non esistevano  e che vederle avrebbe sovvertito i valori della scienza!
Einstein stesso fu rifiutato come socio dei circoli universitari di alcune Accademie del tempo per via delle sue idee considerate strampalate e poco scientifiche. Per non parlare di quel premio Nobel per la Fisica del 1923, Robert Andrews Millikan, che fu uno strenuo assertore  del fatto che l'uomo non avrebbe mai potuto utilizzare  l'energia dell'atomo e che parlarne era poco serio dal punto di vista  scientifico.
Di fronte a questi paradossi del pensiero scientifico, anzi occamista,   sorge  spontanea una inevitabile domanda:  a  quali  scoperte scientifiche  avrebbe potuto giungere la scienza se non  fosse  stata ipotecata dalla visione moralistica dell'occamismo?
A  quali vette di sapere avrebbe potuto giungere l'umanita'  avendo occasione  di risolvere, in anticipo sui tempi, tutti  quei  problemi tecnologici e medici che l'affliggono in questi ultimi secoli?

Giancarlo Barbadoro, N.E.C. news - n.2, maggio '96