IL CASO DELLE METEORITI MARZIANE
E LA VITA EXTRATERRESTRE


Nel 1983, a Houston in Texas, durante la XIV Conferenza sulla Luna e sui pianeti, Richard Becker e Robert O. Pepin dell'Università del Minnesota fecero una comunicazione dai contenuti straordinari e affascinanti.
I due ricercatori, studiando le anomalie isotopiche di due meteoriti acondritiche rinvenute nell'Antartico, precisamente ALHA 77/005 e EETA 79/001 erano giunti alla conclusione che le due meteoriti in questione erano di origine marziana.
L'ipotesi non era nuova. Già qualche tempo prima due altri ricercatori, Wood e Ashwal, avevano avanzato l'idea che queste meteoriti giungessero dal suolo di Marte. I due ricercatori dell'Università del Minnesota erano andati oltre alle ipotesi facendo analisi più dettagliate sui reperti in questione. Essi avevano così determinato il tenore isotopico di diversi gas rari: Elio, Neon, Argon, Krypton e Xenon intrappolati nella struttura cristallina delle due meteoriti. Compararono i loro risultati con i dati trasmessi dalle sonde Viking relativi all’atmosfera marziana ed ebbero così modo di constatare una analogia inquietante tra le parti. Continuando la loro ricerca essi giunsero quindi a stabilire il rapporto isotopico dell'Azoto N15/N14 presente nelle due meteoriti, che è una delle caratteristiche dichiarate di Marte.

Un frammento di meteorite "marziana"
(vedere nota in fondo)

I risultati sembravano confermare la loro affascinante ipotesi di lavoro: le meteoriti erano parte e provenivano del suolo del pianeta Marte. Queste due meteoriti non sono tuttavia le sole che si conoscano. Esse appartengono alla varietà detta shergottite dal nome della prima che venne rinvenuta a Shergotty in India nel XIX secolo. Ma ancora altre meteoriti risultano essere parenti di questa famiglia, tanto che, per la straordinaria caratteristica della loro origine che le unisce, sono state riunite in una sola categoria che va sotto il nome di SNC, le iniziali dei principali luoghi di ritrovamento di questo genere di meteoriti: Shergotty, Nakhla e Chassigny.
Oggi, le meteoriti di tipo SNC sono divenute oggetto di studio da parte di molti Enti specializzati. Allo Johnson Space Centre della NASA si sta studiando la meteorite di tipo SNC, la ALH 84/00, una pietra di quasi due chilogrammi rinvenuta nelle Allan Hills dell'Antartico nel 1984. Considerata proveniente da Marte essa è studiata per scoprire in laboratorio l'evoluzione geologica del pianeta rosso. Proprio alla NASA è stata messa a punto una ipotesi che vuole spiegare l'origine delle meteoriti di tipo SNC rinvenute sulla Terra. L'ipotesi prende spunto dalla constatazione che tutte queste meteoriti mostrano di aver subito uno choc considerevole, che ha influito sulla loro struttura interna rivelando di essere state sottoposte a pressioni considerevoli, dell'ordine di almeno 300.000 atmosfere. Inoltre tutte le SNC sembrano presentare la stessa età geologica, stimata intorno ad alcune centinaia di milioni di anni. Di conseguenza, lo scenario proposto dai ricercatori della NASA per dare una spiegazione alla presenza di materiale di origine marziana sulla Terra è piuttosto semplice. Si è supposto che circa 180 milioni di anni fa un grande asteroide avrebbe urtato il suolo di Marte, tangenzialmente alla sua superficie. Nell'impatto migliaia di frammenti di roccia sarebbero stati scagliati nello spazio senza ricadere al suolo poiché la piccola massa del pianeta non riusciva a catturarli. I frammenti avrebbero così incominciato ad errare nel sistema solare sino a cadere poi casualmente sul nostro pianeta.

I microorganismi rinvenuti dalla NASA
dentro ad una meteorite "marziana"

L'origine marziana delle meteoriti SNC appare oggi certa. Secondo i ricercatori della NASA l'ipotesi si regge su tre precisi punti di valutazione oramai acquisiti.
Primo: le SNC manifestano una identica età di cristallizzazione, derivata dallo stesso fenomeno di impatto sul suolo marziano del bolide che le ha scagliate nello spazio.
Secondo: la relativa abbondanza di isotopi di Idrogeno e Argon, intrappolati nelle SNC, sono della stessa quantità misurata nell'atmosfera marziana dalle sonde Viking.
Terzo: la alta quantità di ossidazione di ferro, la primaria componente della ruggine, trovata dentro alle SNC, è la stessa componente responsabile del colore rosso del suolo marziano.
Nella prospettiva di una origine marziana delle SNC e del loro conseguente valore di indagine di laboratorio per conoscere meglio la storia geologica del pianeta rosso, la NASA ha organizzato dei gruppi di lavoro per una ricerca sistematica sul suolo ancora incontaminato dell'Antartide, coinvolgendo l'operato di molte organizzazioni scientifiche. Il 9 agosto 1996, la NASA, dopo aver eseguito una serie di test su una meteorite di tipo SNC di origine marziana, ha annunciato di aver scoperto al suo interno tracce di vita extraterrestre ritenendo di conseguenza che il pianeta Marte ha sicuramente ospitato sulla sua superficie, circa quattro miliardi di anni fa, quasi in contemporanea con il manifestarsi della vita sulla Terra, delle primordiali forme di vita. L'importante scoperta, che viene definita dalla comunità scientifica internazionale come la più importante scoperta del secolo, è basata sul ritrovamento, all'interno del meteorite marziano, di PAH, acronimo di Policiclic Aromatic Hydrocarbon, e di veri e propri microorganismi fossili dalle forme tubolari e allungate.
La NASA non ha escluso che queste primordiali forme di vita marziana possano poi essersi sviluppate in strutture biologiche più avanzate. A seguito di questa importante scoperta il Presidente degli USA ha rilasciato, tramite la CNN, una dichiarazione a tutta la Nazione in cui ha garantito di trovare i fondi necessari per il proseguimento delle imprese spaziali sul pianeta rosso, promettendo un "aggressivo piano per l'esplorazione di Marte con i robot" allo scopo di trovare tracce di vita sulla sua superficie.

Giancarlo Barbadoro, "New Earth Circle news" di gennaio 1999

La pietra marziana proviene dalla meteorite SNC detta di Zagami, della Provincia di Katsina in Nigeria. Fu vista precipitare al suolo da un mandriano il 3 ottobre 1960. Il boato sonico che accompagnò la sua caduta fu udito per un raggio di molti chilometri dal luogo dell'impatto. La meteorite venne poi rinvenuta più tardi grazie alle indicazioni dell'occasionale testimone. Il suo peso era di circa 18 chilogrammi.
La pietra appartiene alla collezione della Biblioteca Scientifica della Ecospirituality Foundation.