CRONACHE E CURIOSITA' SULL'EURO

> L'Euro e la sfida neurologica
> Effetto euro: vittoria della cortesia, flop della moneta elettronica
> Spiccioli e pelle, rischio di allergia
> Il collezionismo degli Euro






L'EURO E LA SFIDA NEUROLOGICA

La moneta impegna così la mente - Il docente di psicologia Paolo Legrenzi spiega quali sono le difficoltà di adattamento e come superarle

(LA REPUBBLICA/Salute - 17 gennaio 2002)

C'è chi sostiene che basterà una ventina di giorni per abituarsi all'euro, chi un mese e chi di più. Per il 1° marzo dovremo comunque essere pronti e per il nostro cervello sarà un periodo di ginnastica fuori dal normale. Un esercizio pressante che metterà alla prova le nostre capacità di adeguarci e di apprendere, attivando varie aree del nostro cervello, dal sistema visivo alle aree deputate ai ragionamenti e al calcolo, dai meccanismi di archiviazione dei ricordi al riconoscimento al tatto, senza escludere le parti che riguardano le emozioni, le paure del nuovo e le strategie di adattamento.
Passare dalla lira all'euro non è una banale "questione di soldi". E' molto di più. Un'occasione involontaria di revisione dei nostri valori e delle nostre scelte di vita, secondo Paolo Legrenzi, docente di psicologia cognitiva all'Istituto universitario di architettura di Venezia. Un cambiamento profondo in cui l'abilità nel fare i calcoli non è che il primo passo.
- Le difficoltà nella conversione lire/euro riguardano soprattutto persone con disturbi della memoria, sia di quella a breve che a lungo termine-, spiega Legrenzi, - la prima ci serve per fare i conti al momento di pagare qualcosa e si cancella quasi subito. La seconda rappresenta la memoria storica dei prezzi, del valore dato alle cose. Più duratura ma anche più difficile da modificare. Un suggerimento per chi ha problemi del primo tipo è quello di sfruttare quello che gli psicologi chiamano "scorciatoie euristiche", per cui per trasformare euro in lire basterà moltiplicare prima per mille e poi per due (meno il 2-3 per cento se si vuole essere più esatti). Ma per adeguare il nostro sistema di riferimento ai prezzi da tempo "archiviati" in lire nel nostro cervello il processo sarà più complicato. Veloce nel caso di beni "quotidiani" come il giornale, il caffè o il latte; molto più lento per i prodotti più costosi come l'auto o la casa che si comprano o si vendono poche volte nella vita -.
- Per questo - aggiunge Legrenzi, - quando in Francia ci fu il passaggio al franco pesante il mercato immobiliare usò i vecchi prezzi ancora per alcuni anni. E' come se la cifra che paghiamo per comprare una casa o un altro oggetto di valore restasse "appiccicata" a quel bene per sempre: il gioiello da 10 milioni, l'appartamento da 300, e così via -.
Ma se le minicalcolatrici possono assisterci minuto per minuto in questa trasformazione quotidiana, nulla sembra poterci aiutare nella velocità e nella sicurezza con cui riconoscere le nuove monete e le nuove banconote. Quanto ci metteremo a distinguerle con una sbirciatina nel portafoglio come facciamo per le lire? -Possiamo paragonare questo cambiamento al passaggio da un orologio con lancette a uno digitale. Nel primo caso basta un'occhiata per sapere l'ora, mentre nel secondo dobbiamo leggerlo. Dovremo quindi "riimparare" a riconoscere i soldi esattamente come impariamo a riconoscere il viso di una persona: a metterne lo schema in una parte della corteccia visiva del nostro cervello specializzata per questa funzione. Un'operazione che impariamo a fare fin dal primo mese di vita con il volto della mamma, ma che tende a fissarsi e a non accettare modifiche. Così come accade in molte forme di apprendimento di tipo motorio, che, proprio perché usate in modo veloce e inconsapevole, tendono a bloccarsi e a resistere a qualsiasi trasformazioni. Anche quando lo vorremmo, come accade, per esempio, quando si impara il servizio a tennis e non si riesce a migliorarlo -.
Nel suo libro fresco di stampa "L'euro in tasca, la lira nella mente e altre storie" (Il Mulino) Legrenzi mostra attraverso l'analisi di questa vicenda che la nostra mente vede la realtà non solo con gli occhi, nè la interpreta con la sola razionalità. I meccanismi con cui ci regoliamo e decidiamo sono ben più complessi. Permettono, in economia, di parlare di "illusioni monetarie" così come parliamo di "illusioni ottiche" quando si analizza la visione. - Avremo spiccioli con valori più alti e banconote con uno stile grafico diverso: ci metteremo un po' -, conclude lo psicologo, - senza dimenticare che i rischi maggiori potranno presentarsi proprio quando penseremo di essere ormai abbastanza sicuri e in tutti calerà l'attenzione dei primi giorni -.


UN EUROPEO SU TRE AVRA' DIFFICOLTA'

"Discriminazione positiva": è l'impegno per le persone con difficoltà a usare l'euro per ragioni di salute o sociali. Una quota di europei più vasta di quanto appaia, come dicono i dati della commissione europea: un quarto della popolazione europea ha difficoltà di lettura e/o comprensione di testi semplici; il 29 per cento non ha mai usato valuta straniera; il 30 per cento potrebbe avere problemi di comprensione e di adattamento alla nuova moneta.


BANCARI COMMESSE VITTIME DELLO STRESS

Adattamenti alla nuova moneta? Ci sono categorie che ne fanno le spese più di altre. Secondo una ricerca di BancaFinanza su 920 italiani sono soprattutto bancari, commercialisti e commesse a soffrire di stress. Colpa delle discussioni estenuanti (57 per cento delle commesse il 71 dei bancari). Disturbi alimentari per i commercianti (68 per cento), emicrania per i commercialisti (63 per cento), attacchi di panico per commesse (64 per cento) e bancari (61 per cento: e la metà soffre di insonnia). E per le commesse cala il desiderio sessuale (62 per cento).


Rossella Castelnuovo

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EFFETTO EURO: VITTORIA DELLA CORTESIA, FLOP DELLA MONETA ELETTRONICA

L'indagine della camera di commercio: nei negozi vendite stabili, dimestichezza per le nuove banconote, listini con pochi arrotondamenti

(LA STAMPA - 10 febbraio 2002)

La Camera di commercio, in collaborazione con l'Ascom, ha realizzato un monitoraggio sugli effetti nella vita quotidiana dell'introduzione dell'euro. L'indagine, realizzata dal CAT. Com, ha coinvolto nella prima fase un campione di 900 imprese del commercio e dei pubblici esercizi; a fine febbraio ci sarà una nuova rilevazione.
Com'è stato affrontato il cambiamento in termini di risorse umane?
Per il 69% dei casi, il ruolo di addetto alle casse è stato rivestito da personale polivalente, nel 31% specializzato, ma in nessun caso un cassiere "specialista" è stato creato "per l'euro". Ben il 74% degli esercenti intervistati aveva preparato i listini in euro già prima del changeover, quindi senza impatti sull'inflazione di gennaio; inoltre, l'81% degli intervistati dichiara di essersi attenuto al responso degli euroconvertitori, mentre l'11% avrebbe arrotondato i prezzi. Appena un 8% ha poi approfittato per ristrutturare completamente il listino. I consumatori non hanno disertato i negozi: il 70% degli esercenti ha dichiarato vendite stabili (rispetto a gennaio 2001), il 6% addirittura in aumento. Il 24% ha espresso l'indicazione di vendite in diminuzione, ma, a una successiva domanda è emerso che la tendenza era già in corso da dicembre, legata alla congiuntura generale.
Pochi i problemi nel rifornimento degli euro (11% delle citazioni), a conferma che la macchina logistica ha - tutto sommato - funzionato a dovere. Delusione per la moneta elettronica. I consumatori hanno preso d'assalto i bancomat, ma poi hanno usato gli euro prelevati per fare la spesa. Solo il 5% del campione ha dichiarato che l'uso delle carte di credito e pagamento è aumentato molto. Il restante 87% evidenzia un uso poco o per nulla aumentato del terminale Pos.


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SPICCIOLI E PELLE A RISCHIO D'ALLERGIA

(LA REPUBBLICA/Salute - 17 gennaio 2002)


Non ci sono solo i calcoli e gli arrotondamenti da fare sugli euro a impensierire gli italiani. Ora c'è anche l'eczema, che provoca bolle, vescicole e prurito alla pelle di chi li maneggia a lungo. Il rischio di sviluppare una dermatite allergica toccando le monetine da 1 e 2 euro infatti è dovuto all'elevata quantità di nichel impiegato per ricoprirle. La segnalazione è di alcuni ricercatori svedesi ed inglesi che hanno effettuato una indagine curiosa, pubblicata a fine novembre sulla rivista medica Contact Dermatitis.
Gli autori hanno simulato il contatto fra la pelle e le monete, immergendo gli spiccioli per una settimana in una soluzione di sudore riprodotto in laboratorio. La quantità di nichel rilasciato dalle monete è stato 30 volte superiore alla soglia di sicurezza. Secondo gli scienziati il tempo necessario a scatenare l'eczema nei soggetti allergici è di 5 minuti di contatto delle monetine con le mani.
Il problema non riguarda pochi cittadini. Il 15 per cento delle donne ed il 5 per cento degli uomini dei paesi industrializzati è allergico al nichel. La percentuale per le giovani donne sale ad oltre il 20 per cento. Commenta Baldassarre Santucci, direttore del servizio di allergologia dell'ospedale San Gallicano di Roma: - Le ragazze sotto i vent'anni sono molto più suscettibili al nichel di quanto non lo siano le loro mamme e l'allergia è in costante aumento perché oggi il nichel è molto diffuso nell'ambiente ed è un metallo di "transizione". Ciò significa che può legarsi in modi differenti con moltissime parti del nostro organismo. E' un metallo estremamente reattivo -.
Il nichel è un po' ovunque: dal pesce, soprattutto crostacei e molluschi, alle verdure, dalla frutta alle farine, dal tè al cacao, dalla birra al vino. E' presente negli alimenti inscatolati e cotti in recipienti in acciaio non smaltati e nelle acque delle reti idriche. Nei gioielli e nella bigiotteria, negli accessori metallici dell'abbigliamento (dai bottoni, alle chiusure lampo, alle borchie delle cinture), negli orologi, nelle chiavi, negli occhiali e nelle penne di metallo. Ma anche nei detergenti per la pulizia delle case.
L'Unione europea è corsa ai ripari emanando una normativa sul nichel con ampie restrizioni. Emanata nel 1999, è stata recepita in Italia nel 2000 (G.u. n.138 del 15 giugno) ma è solo dal luglio scorso che i prodotti metallici con nichel in quantità superiore ai limiti prescritti e il cui cessione di nichel superi i 0,5 microgrammi per centimetro quadrato a settimana non possono essere più venduti.
Gli spiccioli dell'euro non rientrano fra i prodotti citati nella legge che riguarda esclusivamente gli oggetti metallici (ad esempio gioielli, strumenti di lavoro, ecc.) destinati ad entrare in contatto diretto e prolungato con la pelle.
Commenta Santucci: - Le monete non rimangono in contatto intimo e prolungato con le mani delle persone ed il rischio che scatenino l'eczema è praticamente nullo. Le cose cambiano per alcune categorie di lavoratori, come i cassieri. Se il soggetto è già allergico al nichel i contatti frequentissimi delle monete "richiamano" l'allergia e possono aggravare l'eczema alle mani, se già colpite dalla dermatite -.
Anche altri soldi hanno dato problemi di eczema in passato: contenevano una quantità di nichel molto simile alle monetine imputate la corona svedese e i dieci pence inglesi. E chissà come affrontavano l'eczema gli allergici del secolo scorso. Anche i "nichelini" americani del XIX secolo, così erano chiamati i 25 centesimi proprio perché coniati con il nichel, erano in grado di scatenare prurito e fastidi alla pelle dei cittadini.


Agnese Ferrara

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